La pesca con l’affondatore è ormai molto praticata, vediamo, in ogni caso, le caratteristiche generali. Opteremo per canne da 20/30 lb, con mulinelli e monofili di egual potenza. Si raddoppia per circa due metri la lenza e la si collega -tramite una girella- al terminale lungo circa due metri il cui diametro non sarà inferiore allo 0,60. La quantità di monofilo da calare in acqua prima dell’aggancio della palla alla pinza di sgancio, può variare in relazione alla profondità di traina.
Generalmente trainando su fondali compresi tra i 20 e i 30 metri, si calano 50 metri circa di lenza prima della palla; con l’aumentare della profondità ed il conseguente allontanamento dal rumore causato dai motori, si diminuisce la quantità di lenza, fino a circa 20.
Filata in mare la quantità di lenza desiderata e collegata alla pinza, si calano il cavo metallico dell’affondatore e la lenza, fino alla profondità voluta.
L’azione di pesca, basata come accennato su un’area molto vasta, va effettuata seguendo una batimetrica ben precisa ad una velocità di circa 2-2,5 nodi, rallentando ulteriormente e soffermandosi dove l’ecoscandaglio segnala sia la presenza di branchi di pesci “a palla” o, meglio ancora, le “virgole” dei grandi predatori.
Quando una ricciola rimane allamata, non sempre la canna si flette, tutt’altro a volte addirittura, si addirizza per effetto dello sgancio della pinza e del filo in bando. In questo caso occorre prendere la canna in mano ed attendere la trazione del pesce, quindi ferrare energicamente, iniziando il combattimento con uno dei pesci sportivi più impegnativo e divertente dei nostri mari.