Curiosa come una… ricciola. Una curiosità insaziabile quanto il suo appetito è ciò che caratterizza questo pesce elegante venato da una fascia giallo oro, soprattutto quand’è piccolo e gira per il mare in banchi compatti e famelici di centinaia d’individui. La riccioletta infatti deve crescere velocemente per diventare più grande dei suoi potenziali nemici, e per far ciò tutto quello che incontra si deve trasformare in energia: sugarelli, muggini e sgombri, aguglie, acciughe e latterini. Qualsiasi oggetto insolito attira l’interesse di questo splendido pesce pelagico: le bolle d’aria di un subacqueo, il riflesso del sole in superficie, un pezzetto di plastica, l’esca artificiale trascinata da una barca; tutto dev’essere investigato con attenzione perché potrebbe rappresentare una preda, del cibo, energia. La curiosità delle giovani ricciole è leggendaria e sconfina spesso con l’ottusità, tanto che ai pescatori più esperti capita sovente di riuscire a catturare diversi individui prima che il resto del banco si renda finalmente conto del pericolo e si metta in salvo. Questa curiosità fortunatamente si attenua con gli anni e l’esperienza: da grande la ricciola, abbandonata la foga e l’ingenuità giovanile, si fa più smaliziata e guardinga; mai insensibile al richiamo della novità, ma accorta nel mantenere sempre la distanza di sicurezza. È un animale sociale, soprattutto nei primi anni d’età: l’unione fa la forza, soprattutto in mare dove il nemico si nasconde nell’acqua torbida e ti piomba addosso all’improvviso.
Cresciuta in taglia, in astuzia e velocità, la ricciola abbandona la sicurezza del banco e comincia a fare vita più solitaria, pattugliando i fondali in compagnia di poche e fidate sorelle. Giovani e adulti si radunano nel Canale di Sicilia a fine maggio per la riproduzione: nelle acque di Lampedusa e Lampione, ultime isole italiane in terra d’Africa, in questo periodo se ne avvistano facilmente banchi immensi, riuniti in attesa che maschi e femmine giungano a completa maturazione per rilasciare contemporaneamente uova e sperma affinché il mare e la fortuna li unisca e li fecondi. Passata la frenesia d’amore, in autunno, con l’abbassarsi della temperatura, la ricciola si allontana dalla costa e tende a scendere in profondità dove la temperatura e’ più costante e le condizioni più tranquille.
Basta solo guardarla per capire che la ricciola è pesce di alto mare e abile nuotatore: lo tradisce la sua forma, compatta e perfettamente idrodinamica. Qualsiasi tipo di irregolarità sulla superficie corporea che possa creare resistenza e attrito è ridotta al minimo: le pinne, quando sono ripiegate, scompaiono in tasche apposite; le scaglie sono piccolissime e incastonate nella pelle per produrre una superficie esterna liscia e priva di asperità. Ma è la forma della coda a tradire la sua potenza: sottile, falciata e relativamente rigida, oscillata rapidamente e per angoli molto ridotti, produce una forte spinta in avanti Di spunti di velocità notevoli la ricciola ha decisamente bisogno visto le sue abitudini vagabonde, tanto più che spesso si raduna in corrispondenza di secche e pareti verticali dove la corrente è più intensa, e per questo il cibo più abbondante. Ed ecco spiegata la voracità del pesce: quel suo corpo snello, muscoloso, dalla forma perfettamente idrodinamica; insomma, quella perfetta macchina per nuotare è perfetta si, ma anche estremamente costosa da mantenere, in termini di energia.
Nonostante le sue abitudini e l’attitudine a essere un’ottima nuotatrice, la ricciola si adatta bene a vivere in ambienti stretti come le gabbie. Per questo, vista la bontà delle sue carni e soprattutto la velocità di crescita così elevato negli stadi giovanili, la ricciola è divenuta oggetto di ricerche specifiche per poterla allevare in mare aperto.