Arredare casa con gusto e senza forzature di stile significa seguire un filo conduttore di forme, colori, abbinamenti, sfruttamento degli spazi. Il giusto equilibrio è sempre la migliore garanzia di un risultato elegante e sobrio.
C’era una volta una casa in cui i quadri erano appesi alle pareti, e i libri riposti nei ripiani delle librerie. E le valigie? Dove stavano le valigie? Da qualsiasi parte, ma di certo al riparo dagli sguardi degli ospiti dato che una valigia, in quella casa, era una valigia e non un qualcosa che valesse la pena esporre.
Ma i tempi, si sa, cambiano in fretta, e nuove visioni, prima ancora delle mode, si danno velocemente il cambio, assorbendo intuizioni a volte geniali, altre volte forzate e viziate dalla presunzione di poter iniettare vita dentro qualsiasi oggetto, non importa quanto malandato o fuori contesto. Sia ben chiaro che non ci riferiamo a chi ha voglia di sperimentare, tra le mura domestiche, nuove soluzioni stilistiche basate sul riciclo, sul recupero, e sullo sfruttamento di oggetti inusuali. Del resto, già da qualche anno siamo lieti di dedicare ampi spazi a tutti quei linguaggi creativi che attraverso la trasformazione riescono a reinventare, riformulandolo, il concetto stesso del vivere la casa. Il problema, semmai, è rappresentato dalle derive, da quel voler a tutti i costi strafare. Un impeto che a nostro avviso andrebbe assolutamente contenuto.
Arredare casa senza forzature di stile è possibile, ma soprattutto facile. Dovremmo solo astenerci dal pensare alla nostra abitazione come a un laboratorio sperimentale, ritornando a desiderarne e a ricercarne in prima istanza la vivibilità.
Gli errori da evitare quando arrediamo casa sono tantissimi, ma ovviamente non possiamo menzionarli tutti. Ci limiteremo quindi ad alcune tra le forzature più diffuse al momento.
Libri di sostegno: non è detto che i libri debbano per forza occupare gli scaffali di una libreria. Non siamo così tanto intransigenti, per carità. Una pila di libri sta bene su un tavolinetto basso, così come in disordine su una scrivania o addirittura su delle mensole poste in bagno. Quella che appare forzata è una torre di testi che si erge sghemba e minacciosa dal pavimento, giusto per fare un esempio. Allo stesso modo, certi tavolini in vetro la cui base è composta da romanzi e saggi di vario genere, ci sembra più che altro tentativo di affermare la propria creatività a scapito del buonsenso, perchè ricordiamocelo, a parte l’effetto ottenuto, i libri soffrono parecchio la polvere.
Pallet di design: sappiamo bene di muoverci in un campo minato, perchè i pallet, forse più di ogni altro accessorio inusuale, hanno trovato negli ultimi anni collocazioni e rappresentazioni prima impensabili per una vecchia pedana abbandonata per strada o al mercato. Rappresentazioni che sono riuscite a catalizzare su di sé anche l’attenzione, e in moltissimi casi l’apprezzamento, da parte di grandi riviste e siti specializzati in design d’interni. Il problema, anche in questo caso, risiede nell’abuso. Una cosa infatti è costruirsi un divano o un tavolino partendo da un bancale per poi collocarlo in un contesto più elegante; altra faccenda è invece un soggiorno o uno studio fatti unicamente di pallet riassemblati che diventano poltrone, librerie, e mobili porta tv. Se diamo per scontato che un rigattiere non debba essere necessariamente un antiquario, allora è altrettanto vero che manualità e tecnica nella realizzazione non fanno sempre rima con stile e armonia.
Shabby chic fondamentalista: arredare in stile shabby un soggiorno, una cucina, un piccolo disimpegno, come anche una casa in campagna o al mare, può rappresentare una scelta stilistica azzeccata e magari anche economicamente vantaggiosa, vista la possibilità a costi ridottissimi di riproporre in chiave diversa i più disparati mobili e complementi d’arredo. Tuttavia, la deriva fondamentalista in chiunque impari ad apprezzare questo stile è un rischio reale, che spesso si concretizza nella smania di applicare il trattamento (il termine in questo caso è voluto) ad ogni cosa, a prescindere da quanto la base di partenza (ma anche il contesto circostante) possa effettivamente beneficiarne. I risultati assomigliano in alcuni casi a scintillanti case di bambole, in altri a improbabili scenari natalizi, con pareti, porte e mobili sommariamente imbiancati senza alcuna logica, e privi di quella sensuale trascuratezza che sta alla base di una sobria interpretazione dello shabby chic.
Vecchie valigie come mobili: in quest’ultimo caso buona parte della forzatura risiede nella definizione stessa. Sta lentamente prendendo piede, anche nel nostro paese, questa moda di riciclare vecchie valigie in cuoio, in massima parte risalenti alla metà del secolo scorso, da riconvertire in soluzioni d’arredo piuttosto improbabili e impegnative. In molti casi queste vecchie valigie vengono impilate le une sulle altre, andando a costituire strane cassettiere morbide, comodini, poltrone, fioriere per interni o, nel caso di valigie rigide, addirittura veri e propri tavolini e piccoli armadietti. Altre volte vengono tagliate e i moncherini appesi al muro come mensole portaoggetti. Sia chiaro, noi esprimiamo soltanto un’opinione, e niente più di questo. Del resto si tratta pur sempre di creatività, e la creatività intesa come tentativo di sperimentare oltre i canoni tradizionali va sempre incoraggiata. Solo che la buona riuscita di alcune di queste nature morte non giustifica, a nostro avviso, il seguito ottenuto dal trend in sé, che – ribadiamo – ci appare eccessivo, superfluo, e anche dispendioso, almeno a giudicare dalle quotazioni che queste valigie sgangherate riescono a raggiungere sui siti che ne promuovono il riciclo.