A uno sguardo esterno somiglia a una bilancia tradizionale con qualche elettrodo metallico in più sulla pedana oppure su impugnature da afferrare con le mani. In realtà è un piccolo laboratorio di bioelettronica domestica: misura la resistenza che un debole impulso elettrico incontra mentre attraversa il nostro organismo, quindi la interpreta grazie ad algoritmi statistici per stimare percentuale di acqua totale, massa grassa, massa magra, densità ossea, talvolta perfino il grasso viscerale e l’età metabolica. Il principio di fondo, la bio-impedenza elettrica, fu formalizzato negli anni quaranta del Novecento in ambito clinico per monitorare lo stato idrico dei pazienti; oggi, miniaturizzato e reso user-friendly, vive nel bagno di molti sportivi e di chi vuole tenere d’occhio la composizione corporea oltre al semplice peso.
Il percorso del segnale: dai piedi (o dalle mani) al microprocessore
Quando si sale a piedi nudi sulla pedana, due elettrodi inviano una corrente alternata di bassissima intensità, impercettibile e innocua, che attraversa i tessuti conducendo elettricità soprattutto dove c’è acqua e sali minerali. Il muscolo, ricco di acqua intracellulare, si comporta come una buona autostrada per il segnale, la massa grassa come una zona a traffico lento: il grasso è povero di liquidi e dunque oppone più resistenza. Il microprocessore rileva due parametri, resistenza e reattanza, li combina in un valore unico chiamato impedenza e lo inserisce in equazioni che tengono conto di sesso, età, altezza e, nei modelli più evoluti, livello di attività fisica. Con le bilance “a pedana” il circuito chiude unicamente tra piede sinistro e destro, mappando la parte inferiore del corpo; i dispositivi con maniglie aggiungono un secondo circuito braccia-tronco-gambe e generano stime più equilibrate, perché l’algoritmo vede a colpo d’occhio anche il distretto superiore che altrimenti verrebbe dedotto per proporzione.
Frequenza d’onda e profondità di analisi
Le prime bilance impedenziometriche impiegavano un’unica frequenza, in genere cinquanta kilohertz: sufficiente a misurare l’acqua extracellulare ma meno efficace nel penetrare la membrana cellulare. I modelli multifrequenza odierni alternano impulsi da cinque a cinquecentonovantacinque kilohertz: le onde più basse si fermano fuori dalla cellula, le più alte scrutano anche il citoplasma. Incrociando i due comportamenti, l’algoritmo calcola lo stato di idratazione con più precisione e separa la componente di acqua intra- ed extracellulare. Questa distinzione torna utile a chi pratica endurance o bodybuilding, perché consente di capire se un calo di peso è dovuto a disidratazione temporanea o a reale perdita di grasso.
Dal numero grezzo alla percentuale di grasso corporeo
La bilancia non “vede” direttamente i chili di massa grassa: li inferisce. Lo fa partendo dall’impedenza, un valore espresso in ohm, e inserendolo in equazioni sviluppate su campioni di popolazione scansionati in laboratorio con tecniche di riferimento come la DEXA o la pletismografia ad aria. Per un uomo trentenne alto un metro e ottanta, cento ohm di resistenza avranno significato diverso rispetto a una donna sessantenne alta un metro e sessanta. Ne deriva che il valore assoluto di ohm, da solo, dice poco: serve il contesto anagrafico, che la bilancia chiede all’utente la prima volta per poi abbinarlo al profilo salvato in memoria.
Fattori che alterano la misurazione e come ridurli
La stima è tanto più affidabile quanto più si mantiene costante lo scenario fisiologico in cui avviene. Idratazione, temperatura cutanea, assunzione di caffeina, ciclo mestruale e attività fisica nelle tre ore precedenti cambiano la quantità di acqua intra- ed extra-cellulare, quindi modificano la resistenza elettrica e confondono l’algoritmo. Il modo migliore per ridurre la variabilità è pesarsi sempre alla stessa ora, preferibilmente al mattino dopo il primo svuotamento vescicale, a digiuno, a piedi nudi puliti e asciutti. Nelle donne è normale vedere oscillazioni cicliche: confrontare il dato con quello ottenuto nella stessa fase del mese precedente restituisce una tendenza più veritiera. L’uso di creme idratanti o la presenza di callosità spessa sotto i piedi genera zone di contatto irregolari con gli elettrodi: uno strofinamento rapido con panno umido prima di salire in pedana livella la carica elettrica superficiale e stabilizza la lettura.
Cosa significano i parametri secondari
Oltre a grasso e muscoli, molti modelli forniscono indicatori come massa ossea, età metabolica e metabolismo basale. La massa ossea si basa su correlazioni statistiche fra peso magro, statura e densità minerale rilevata in studi clinici; non sostituisce un esame densitometrico DEXA ma offre un trend indicativo di eventuale decalcificazione. L’età metabolica paragona il tuo metabolismo basale con la media di reference: se bruci in riposo quanto un venticinquenne mediamente allenato, la bilancia dirà che hai “venticinque anni metabolici”, utile motivazione per chi sta migliorando composizione corporea. Il BMR, espresso in chilocalorie, somma il dispendio energetico delle funzioni vitali: non va usato come dieta a sé, piuttosto rappresenta la base su cui nutrizionista o app di tracking calcolano il fabbisogno reale aggiungendo l’attività fisica.